Aprile 23, 2020

MARTIRI DI BELLONA, UN FILM PER NON DIMENTICARE

Bellona

Il Cinema può tutelare la memoria storica, così come una fotografia d’epoca stipata in qualche archivio ma, per dirla con Godard, per ventiquattro volte al secondo. Con le immagini in movimento si può raccontare la verità e far in modo che essa abbia vita lunga.

Questo motore che ha alimentato la macchina storico-artistica dell’Istituto Autonomo Comprensivo “Dante Alighieri” di Bellona che, nell’ambito di un progetto, coordinato dalla docente Anna Aurilio e promosso dal programma regionale “Scuole Aperte” alcuni anni fa, ha concentrato tutte le energie nella realizzazione di una “docufiction” molto speciale per i bellonesi e la loro storia.

“Un giorno qualunque di ottobre”, questo il titolo del lungometraggio sulla strage nazista avvenuta il 7 ottobre 1943 dove persero la vita 54 innocenti, oggi tristemente conosciuti in tutta Italia con il solenne appellativo di “Martiri di Bellona”. In occasione delle celebrazioni del sessantottesimo anniversario dell’eccidio, il documentario-fiction sarà presentato, domani alle 19, alle scuole della provincia e agli organi d’informazione, nella Sala San Secondino (ex cinema) della città, con il patrocinio del Comune e della Parrocchia di San Secondino. La pellicola, curata da discenti, docenti e famiglie, porta la firma del regista Luigi Nappa, dello sceneggiatore Domenico Nespolino e del drammaturgo Davide Nespolino. Le interviste ai superstiti e le testimonianze raccolte dagli stessi alunni nonché l’apporto storico di Giovanni Giudicianni hanno aggiunto al linguaggio universale del cinema e della finzione quello proprio del giornalismo e del reportage. Dalla sua il potere di saper parlare a tutti ed essere allo stesso tempo compreso, toccando le corde più intime dell’emotività.

Si tratta di una rivisitazione intima e profonda di un dramma che ha coinvolto piccole e grandi comunità e che trova il suo input in quel maestoso Mausoleo Ossario che oggi troneggia in via 54 Martiri che, all’epoca dei fatti, si chiamava via Della Vittoria ed ospitava il comando dell’esercito occupante.

Il documento audiovisivo, unico nel suo genere, parte dalla causa scatenante e inquadra la vicenda nel contesto storico internazionale per poi giungere al contesto locale. Ed era proprio un giorno qualunque di ottobre quello che poi è stato tristemente consegnato alla storia e che, in un secondo momento, nel 1997, si è trasformato in una Medaglia d’Oro al Valor Militare conferita a Bellona dal Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, in riconoscimento dell’aiuto offerto dai cittadini durante la Resistenza. Ma cosa successe realmente tra il 6 e il 7 ottobre 1943? Dopo le quattro giornate di Napoli, mentre sulle rive del Volturno avvenivano sanguinosi scontri, Bellona, occupata dai tedeschi, soffriva in silenzio per la riconquista della Patria. La sera del 6 ottobre due soldati delle forze di occupazione, scavalcando il muro di cinta di un giardino, entrarono in casa di un artigiano chiedendo ospitalità. In preda ai fumi dell’alcool i due ricambiarono la cortesia con violenza, colpendo al collo il pover’uomo. Accorsero il nipote e il cugino armati di rivoltelle e bombe a mano, uccisero uno dei due aggressori e ferirono l’altro, subito corso a informare il comando. L’ufficiale prussiano, rimettendosi alla volontà della Vermak, capì subito a chi dare la colpa, visto lo stato di ebbrezza in cui versava il giovane, mentre il comandante delle SS decise, al contrario, di punire i bellonesi. 150 da fucilare: 100 per il soldato ucciso, 50 per quello ferito. All’alba del 7 ottobre, reparti delle SS circondarono il paese e si diedero a una feroce caccia all’uomo. Furono catturate circa 200 persone, portate nella cappella di S. Michele Arcangelo con la scusa di essere avviati ai lavori. Cinque sfortunati gruppi uscirono ignari dalla piccola chiesa e percorrendo via della Vittoria raggiunsero la cava di tufo andando incontro al nefasto destino.

L’ordine della Vermak di lasciare liberi tutti gli ostaggi arrivò troppo tardi. Le pareti della cava crollarono al suolo per occultare l’insensato eccidio. Solo dopo 10 giorni, con l’arrivo delle truppe alleate, si diffuse la triste notizia. La cava divenne per sempre la loro tomba e nel momento del riconoscimento delle salme (avvenuto per 49 corpi) nacque un’associazione formata dai parenti e dagli amici dei martiri. Il suo compito: trasmettere alle generazioni future i valori di libertà, democrazia, pace e rispetto dei diritti umani. Lo stesso che si augura di perseguire l’ultimo lavoro scolastico che vanta anche il patrocinio del Consolato Generale degli Stati Uniti d’America a Napoli.